Leggendo “Vivere di mare”, di Teresa Tropiano
Teresa, stringendo una distesa d’acqua, chiede di un distacco al calare di una fonte d’energia primaria, non potendo andare oltre, stare dietro a essa.
Lei è capace d’identificarsi in ogni cosa e di fare l’esatto contrario, mentre un’invocazione straordinaria le perdura amorevolmente.
La poetessa sussurra al lettore che solo le tenebre perseverano, distante dal chiasso terreno.
In effetti con la solarità non si è in grado di considerare qualsiasi lampo di genio, cosicché questa donna si riserva una volontà costituita dal mutamento climatico purché esso sia languido, ottimale.
La durevolezza degl’intendimenti sembra che la tradisca, all’istintivo ascolto di una saggezza bestiale, che si può naturalmente impigrire.
A dimostrazione che ci vuole proprio continuità e sacrificio al fine di mettere a nudo una confessione, attenendosi al celestiale smarrimento.
“… nel desiderio d’un sospiro
d’aria rinfrescata.”
“Mani tremanti
tessono trecce
di pensieri…”
“Caldo è il tramonto
nella valle dei sogni
ove solo l’idea
si fa spazio alla vita.”
L’armoniosità delle parole della Tropiano sembra assieparsi per amore, essendo soggetta al bene immateriale.
Teresa scrive, promettendo di proseguire sfidando le tendenze, disperandosi… perché alla fine ciò le servirà ad amare il senso profondo del reale.
Alla fine del giorno, la immagini come una passione inaudita, paesaggisticamente dimorante, nel momento in cui l’ispirazione si unicizza, si libera a prova di respiro.
Sì, le amorose virtù commuovono, purché si compattino.
Leggi, ed è come se ti levi le scarpe per attraversare una superficie al naturale, che odora di luce buona.
“Dintorno
quella magia ovattata
nel religioso silenzio
di anime solitarie
che aleggiano nell’aria
come vecchi fantasmi
mentre un cane abbaia
e mi riporta all’amara realtà.”
Con l’offuscamento e l’ira che si alternano, la Tropiano avanza le proprie riflessioni in scioltezza e in espansione.
Un’alcova, al fine di alimentare della quiete e meravigliare con ali di pensiero, la si richiede in presenza di astri ogni volta pulsanti, toccabili.
L’aria e le sue correnti si convertono in vita, come a non voler perdere di vista una Luna che s’impigrisce serenamente, in un volo delicato, da spiccare.
L’emozione allora appartiene all’assoluta voglia di agire col cuore, mentre in cielo gli anni passano leggiadri, lasciando un segno a prova d’affetto.
Una passione centellinabile quella della poetessa, con l’istinto a illuminarsi, in dote alla vita.
“Accompagnerò
il tuo lento respiro
lungo la battigia
delle rive proibite
e seguirò
le tue orme segnate
nello sprofondar
dell’antico desio.
Guarderò la tua ombra
svanire,
e quando l’onda
cancellerà la traccia,
smetterò io allor
di sognare.”
La luce di un nuovo giorno, cessata la stagione calda, sembra dura da cogliere subito, vista la saggezza di Dio che serve per costituire l’immaterialità da incarnare.
Frizza in tono minuscolo un insieme d’emozioni che deve straripare comunque, anche s’è impossibile procedere sul velluto… l’importante è che la paura di non farcela non ci sovrasti!
La felicità rimbomba in amore… non avrebbe senso ridimensionarla soddisfacendo così una sete di nonsoché!
“Semmai un reato esiste
è quello di non vivere.”
“E butta in fondo al mare
i tristi tuoi pensieri.”
Tecnicamente, la poetessa appartiene a dei profili che traccia con familiarità e imprendibilità, e ne giovano le visioni, colorate e ambientate con lirismo nostalgico, essenziale.
La rappresentatività, di carattere antropologico, è di una semplicità che va dritta al punto, per una superficie eternamente riflettente.
Colpisce della Tropiano il sostenuto garbo nella ricerca cromatica… per parole che si dissetano a una fonte d’ispirazione delicata e credibile, dall’immediato, fiabesco approccio.
I suoi moti dell’anima arrecano al lettore un’atmosfera che si respira, l’attraversamento esistenziale, con passi leggeri ma pieni di emozioni, per un esercizio igienico, di resettamento mentale.
Su certezze e scelte, l’acquisizione cognitiva pare fulminea sempre e solo di conseguenza.
Lento e avvolgente si fa il movimento descrittivo, per occasioni da far scattare a un sentimentalismo di pura vertigine.
Il ron ron esistenziale Teresa lo precisa esigendo cose stabili, forti come solo le emozioni possono essere.
Il lettore affronta sguardi d’immagini costituite da parole lievi come il vento, evocative come un’opera d’arte.
Sì, priva di morbosità, la penna della poetessa sa essere una carezza nella speranza soffusa.
La sua partecipazione emotiva, densamente etica, non dimostra articolazione di pensiero, le implicazioni risultano immaginabili nella forza simbolica di una poesia spesso e volentieri sul limite del sogno, dallo sfondo che incide, che invita a un senso d’immersione.
Versi con vocaboli umili, che mostrano una forte empatia con gli elementi della natura.
Vincenzo Calò