Fuori dal 15 luglio “Ananke”,il nuovo album del duo italo brasiliano gli Hertzen. Questa particolare coppia ama sperimentare e nella loro musica si mescolano influenze da più generi musicali, ma se dobbiamo scegliere il re di tutti diremmo proprio l’elettronica anni ’80. Questi sintetizzatori ruvidi e di un’altra epoca vengono arricchiti da un retrogusto rock, ma quel rock più cupo, come se stesse cantando Amy Lee. La cantante degli Hertzen ci ricorda molto la frontwoman degli Evanescence sia per il suo timbro di voce che per il suo look.
Con rock più cupo non intendiamo che ascoltare “Ananke” sia un’angoscia. L’elettronica è sempre da padrona e quindi anche dei ritmi belli calzanti che ti tengono sul pezzo, il rock è quella cosa in più che ti fa arrivare il pezzo fin dentro le viscere. Gli Hertzen sanno toccare le corde giuste con un sound sperimentale che difficilmente abbiamo ritrovato in altri artisti. Alcuni dei brani che ci hanno colpito di più: No Time, Younder and Yore, Lost e Holy Mary.
Un altra particolare di questo duo è il tema scelto. “Ananke”, nella religione greca antica, è la dea del destino, della necessità inalterabile e del fato.
“Un nome che esprime al meglio lo stato con cui abbiamo lavorato alla realizzazione dell’album, ovvero con quella forza inarrestabile a cui, nel bene e nel male, è difficile opporvi resistenza. Ananke è ciò che è necessario, come quello che per noi è la musica. Tutto riconduce alla severa inesorabilità dell’ananke, a cui possiamo solo arrenderci.
É un vicendevole prendersi cura, volto però a tranquillizzarci, a nascondere l’angoscia. Viviamo aggrappati a quell’istante emerso dagli abissi che ciascuno di noi è. Cerchiamo il significato della vita, ma siamo incapaci di goderla (come invece fa una falena)”.
In questo album si parla di vita, morte e del nostro oscillare tra la voglia di poter stravolgere il mondo e la presa di coscienza della nostra limitazione. In poche parole gli Hertzen hanno messo in musica una bella lezione di filosofia.