Anticonvenzionale e introspettivo, “L’incanto della luna rossa” è il fantasy che non ti aspetti: un romanzo che sovverte intenzionalmente le regole di un genere noto e apprezzato. La componente immaginifica, fatta di mondi generati dalla fantasia più sfrenata, lascia il posto a una visione più realistica in grado di comunicare l’epicità che contrassegna questo filone narrativo senza dover attingere a piene mani dall’universo mitologico del folklore nordico.
Una vicenda che nasce da un lontano passato fatto di sofferenza e che trova il suo epilogo in una piccola valle, creduta insignificante ed estranea a epici avvenimenti ma che invece si rivelerà, grazie alla presenza di un Menhir, il punto in cui far convergere le energie, trasportate attraverso altri dodici monoliti, necessarie a dare vita a un antico rito; un rito nefasto, diventato un’ossessione per la malefica Seher e con il quale anche i beniamini di questa storia dovranno fare i conti.
Non solo magia, ma anche pianificazione e astuzia dei personaggi: gli elementi che contraddistinguono gli avvenimenti narrati, nei quali la semplicità e la purezza dei bambini fanno da contraltare alla malizia e alla crudeltà degli adulti.
Il viaggio come tema di fondo; un viaggio fisico ma anche interiore, attraverso il quale i personaggi troveranno risposte a dubbi reconditi e rievocheranno elementi del proprio passato sepolti e rimasti a lungo celati.
Tra arcani rituali e fulminee scene di combattimento, sempre alto il ritmo e la suspense. In scenari suggestivi, agiscono personaggi che spiccano per il carattere complesso e la marcata forza di volontà; su tutti, un villa in inusuale e sfaccettato che metterà a dura prova la capacità del lettore di marcare una netta linea divisoria tra il bene e il male.