- Villa Psicosi ci presenta “Sesto San Giovanni” autoprodotto, raccontaci un poì di cosa parli in questo brano?
Ciao! Sesto San Giovanni parla principalmente dello stigma sociale che oggi giorno affligge il disagio psichico e chi ne è affetto. È anche una canzone che va contro a qualsiasi tipo di dipendenza: dagli psicofarmaci alle sostanze stupefacenti. “Non è facile andare in giro per la città pieno di farmaci…”
- “Sesto San Giovanni”è un brano dall’anima elettronica e la tua voce diventano una cosa sola, si mescolano alla perfezione. Come mai questa scelta?
Volevo trattare una tematica così drastica in chiave ballabile, leggera, divertente e spensierata; un ossimoro fatto a canzone.
- E invece raccontaci un po’ del tuo progetto più in generale, quando è nato e come?
Il progetto Villa Psicosi è nato nel 2014 in una villa segreta sita a Milano. Più di questo non vi posso dire. Villa Psicosi è un rapsodo produttore che fa un genere che chiama Dance N Roll, ballabile ma che non si dovrebbe ballare, spensierato ma riflessivo. La mia passione per la musica è filosoficamente una condizione, c’è praticamente da sempre.
- Come se riuscitoi a conciliare il tuo mondo personale con quello musicale? Se ti dovessi chiedere tre artisti che non ci sono più e che avresti voluto tanto vedere in concerto, quali sarebbero?
Il mio mondo personale è il mio mondo musicale, “non conosco differenza tra la morte di una rosa e la decadenza”. Sono due mondi che viaggiano sullo stesso vagone.
Per quanto riguarda artisti che non ci sono più che avrei voluto vedere in concerto ti dico i Nirvana e Jeff Buckley. Solo loro 2.
- E il tuo punto di riferimento più grande nella vita e nella musica?
Ma come riesci a fare, senza farti male, a baciare il dolore, come fosse normale; questo è il mio motto da sempre che applico sia nella vita che nella musica.
Un altro grande riferimento che ho nella vita è senza dubbio la mia famiglia.
