“Gravenia” non è solo un debutto, ma un manifesto d’intenzioni. Le 10 tracce che compongono l’album rivelano un’identità forte, con un approccio essenziale che rifiuta orpelli inutili. Ogni brano è un tassello di un mosaico emotivo: da Cosmo, che spalanca le porte ad un viaggio visionario, ad Ossigeno, che chiude l’album con una caduta verso l’ignoto, il disco è un’ode al risveglio interiore.
La band costruisce un ambiente sonoro solido e coeso, dove l’accordatura in Drop C e l’uso di fuzz e overdrive danno corpo a riff che oscillano tra la potenza del post-rock e l’introspezione grunge. Pezzi come Belve e Infinità si distinguono per un impatto emotivo travolgente, mentre la strumentale Vetro è una pausa contemplativa che funge da perno dell’intero album.
È un disco che non si limita a raccontare storie, ma vive e respira, trasformando le emozioni in suoni. Spontaneo, viscerale e autentico, Gravenia è un debutto che si imprime nella memoria.
Gravenia è un progetto stoner rock che nasce a Palestrina (RM) da un’idea di Simone Costantini (voce e chitarra) resa concreta dopo l’incontro con Gian Lorenzo Bruno (basso) e Gianmarco Botteri (batteria) nell’ottobre 2022.
La forte affinità mostrata fin dall’inizio li ha portati in poco tempo ad esibirsi in alcuni live club della zona e a registrare il loro primo album nel Rock & Bones Studio di Marco Schietroma a Fiuggi (FR).
Il progetto rappresenta uno stato d’animo immaginario di forte alienazione da una società contemporanea basata su tendenze e materialismo. Gravenia è una valvola di sfogo essenziale per preservare il più possibile la loro attitudine alla musica e alla scrittura, in una forma ruvida e istintiva.
Il loro messaggio è un invito ad abbandonarsi ad un viaggio introspettivo sulla condizione umana, qualsiasi essa sia, disturbata da un rumore di sottofondo ossessivo che arriva a saturazione. Echi e delay si intrecciano, creando disordine, nelle trame dirette della voce e del solido tappeto sonoro. Le distorsioni si aprono in maniera fluida creando un forte ronzio elettrico che conferma la scelta di un modus operandi analogico. Le liriche sono sintetiche, molto più vicine alla poesia che alla prosa, e fanno riferimento ad immagini suscitate da sensazioni perlopiù surreali, piuttosto che a descrizioni dettagliate di storie o di eventi, lasciando libertà di campo all’interpretazione personale dell’ascoltatore.