Ti ricordi dei Profusione? Circa un mese fa ti abbiamo presentato il loro singolo “Un buon motivo” e come ti avevamo accennato quello era solo l’inizio… Si trattava di una piccola anticipazione di “A Luci Spente”, il disco ufficiale della band.
“A Luci Spente” è composto da dieci brani di rock allo stato puro che si muovono tra ballad e voglia di spaccare ogni cosa. Nonostante non si tratti di un concept album possiamo trovare dei punti di incontro tra tutti i brani. Infatti ogni canzone è profondamente introspettiva e alla ricerca di uno spazio nel mondo dove essere se stessi. Una critica alla società o semplicemente una presa di posizione. Ai Profusione certe regole delle società stanno strette e ce lo gridano forte e chiaro nel loro nuovo disco.
I Profusione mi piacciono perché condivido il loro messaggio di libertà e la voglia di essere se stessi al di là dei giudizi, ma oltre questo “A Luci Spente” è un disco incredibile anche perché il sound. Riff di chitarre arrabbiate, una voce graffiante e un ritmo incalzante a cui è impossibile sfuggire.
Non saprei davvero scegliere quale canzone mi piace di più perché tutto il disco è particolarmente interessante. Un sali e scendi di emozioni in chiave rock. “A Luci Spente” è un album da ascoltare tutto d’un fiato. Mi suggeriscono i Profusione ed è vero! Lo si fa partire e ci si lascia andare alla musica. Tra un brano rock e l’altro spuntano anche due acustici che sono davvero un tocco di qualità.
I Profusione mi sono piaciuti fin dall’inizio e spero di avere presto un’occasione di sentirli live.
TRACK BY TRACK
COME ORA:
è il brano che apre l’album e che punta a far entrare l’ascoltatore nelle atmosfere dell’intero lavoro. Il ritmo è serrato, con basso e batteria che trainano senza pause e la chitarra distorta che sottolinea i momenti più violenti. Un giro di basso distorto che fa da tappeto alla voce precede l’entrata del ritornello dove il cantato ripete quasi ipnotico il concetto trainante del brano: niente sarà mai più come è adesso.
DIFENDERSI DA TE:
è un brano di rottura che da voce all’esasperazione. Poche frasi ripetute per dare un senso della distanza che si vuole prendere da tutto il resto. Il concetto espresso dal testo è molto semplice: non provare ad aiutarmi, perché nessuno può difendermi da quello che sono. Il ritmo è incalzante con un intermezzo noise che riporta il brano verso il ritornello.
CAMBIARE PELLE:
è un mid-time avvolgente dove le atmosfere scure la fanno da padrone. La band sottolinea il cantato nelle strofe fino all’apertura distorta del ritornello. È un brano che parla dell’essere consapevoli di quello che si è, nel bene e nel male. “Ciò che sei ti condanna, come quello che non sei”è la frase di chiusura.
A LUCI SPENTE:
è il brano che da il titolo all’album e che abbiamo scelto per sintetizzare i due anni appena trascorsi, l’assenza di certezze e l’impossibilità di fare programmi. Un percorso da fare al buio, senza appigli, in cui sei solo e spogliato di tutte le tue difese. L’atmosfera è avvolgente e rarefatta, con un lungo intermezzo strumentale che precede il finale, che ritorna lentamente al silenzio iniziale.
UN BUON MOTIVO:
è una canzone di rottura, sull’impossibilità di adeguarsi e sulle conseguenze che questo comporta. Il sentirsi bloccato, quasi in gabbia, stretto tra quello che si è e quello che converrebbe essere. Il ritornello, volutamente leggero, quasi allegro, ribadisce, con un tono quasi canzonatorio, la non volontà di uniformarsi. Il brano rappresenta fedelmente le sonorità della band. E’ un brano tirato, nervoso, con il cantato che cerca di farsi strada tra le trame costruite dagli strumenti. Il ritornello è un’apertura improvvisa nel quale l’intensità si abbassa per far strada al testo quasi cantilenante, prima del finale, di nuovo tirato, in stile punk.
CADO DA SOLO:
rappresenta una breve pausa all’interno dell’album. È un brano chitarra e voce registrato a casa e poi inserito senza ulteriori ritocchi. I rumori di fondo sono lasciati appositamente per dare il senso del momento, della quotidianità. Il testo rappresenta quasi un pensiero che affiora all’improvviso: il rendersi conto che qualcosa è cambiato, che qualcosa si è rotto.
HO IMPARATO A RIDERE:
chitarra e batteria incalzanti accompagnano le strofe con il basso che sottolinea ogni crescendo, fino ad un ritornello che permette al brano di aprirsi. Un intermezzo arpeggiato sembra spostare l’atmosfera in altri territori, prima del ritorno alle sonorità serrate dell’inizio. Il testo prende spunto dai fatti di cronaca riguardanti l’immigrazione e le tragedie dei naufragi dei clandestini, sottolineando l’impassibilità e la passività con il quale vengono accettate queste situazioni dalla gente comune.
IL TUO COLPO MIGLIORE:
il brano si muove sull’alternanza di accordi pieni e arpeggi, che accompagnano i concetti espressi dal testo. Si parla della sensazione di non riuscire mai a giocarsi in pieno le proprie possibilità, come prepararsi da sempre per una partita, senza riuscire mai a giocarla veramente. Un intermezzo strumentale divide i due ritornelli in cui, con un pizzico d’ironia, ci si chiede se l’idea di essere stato migliore di così sia reale o solo frutto di un ricordo confuso.
I MIEI COMPLIMENTI:
sonorità anni 70 per un brano che si snoda intorno ad un testo tra il rabbioso e l’autoironico. La frase scandita a ripetizione alla fine del brano è un messaggio a tutti: a chi non ha capito,a chi non ha ascoltato, ma anche a chi forse non ha saputo spiegare.
FACCIAMOCI UN BAGNO NELL’ACIDO:
il brano che chiude il lavoro si muove su un giro di chitarra acustica e sull’entrata di effetti che tendono a far diventare claustrofobica l’atmosfera generale. Si parla dell’esigenza che si sente, a volte, di farsi scivolare tutto addosso, di pulirsi da tutto quello che ci appesantisce.