Il funk è nato come un grido di libertà, un movimento di resistenza culturale che ha dato voce a chi non l’aveva. Gli Yuts and Culture, con Back to ma Funk, raccolgono questa eredità e la proiettano nel presente, in un album che mescola la memoria del passato con la lucidità del contemporaneo.
Ogni traccia è un tassello di questa narrazione storica: “As Jah Wants” richiama la radice spirituale della musica black, mentre “Intermission” segna una pausa riflessiva, quasi un respiro prima di tuffarsi nel cuore pulsante dell’album. È un momento di sospensione, un ritorno simbolico alle origini prima di riprendere il cammino.
“I Got You” e “Come Over” sono inni funk moderni che riflettono il senso di alienazione della società attuale. La stessa denuncia sociale si ritrova in “Together”, con il suo riferimento diretto alla Dichiarazione d’Indipendenza Americana, un testo che oggi appare più che mai una promessa mancata.
Brani come “I Hope It Was Worth It” e “My Love Will Never Die” scavano nel personale, mostrando come la storia collettiva si rifletta nelle storie individuali. “If I Was the Man of Your Life” è una confessione di fragilità e pentimento, che prepara il terreno per “Back to ma Funk”, dove il ritorno al groove diventa metafora di liberazione.
Il finale con “Beauty” e “Are You in My Heart” è un tributo alla bellezza della vita e al dolore che la accompagna, ricordandoci che il funk non è solo ritmo, ma anche racconto, lotta e memoria.
Gli Yuts and Culture firmano un album che, pur nella sua leggerezza apparente, porta con sé un peso storico e politico importante. Il funk non è mai stato così attuale.