Primo singolo estratto da “Failures” (2022), “Doggerel”, è una filastrocca, una canzone rapida ed immediata, composta, suonata e registrata in otto ore complessive, divise in due giorni.
Una canzone che parla di ricordi, del desiderio di uscire e del bisogno di contatto.
Scritta a maggio del 2020 durante il lockdown la canzone esce diretta, spontanea, senza filtri, arrangiamenti o altro. La nuda chitarra che suona in un pomeriggio primaverile in cui tutto il mondo è spento, o meglio, fuori dalla nostra portata. Quel momento in cui molti di noi si sono trovati ad affrontare il mostro più grande di tutti: noi stessi. Parla di quei momenti in cui, dopo molti anni, abbiamo avuto il tempo di tirare delle somme o semplicemente guardare indietro, visto che il futuro era congelato tra bollettini medici e code ai supermercati. E lì troviamo alcune cose che avevamo lasciato indietro, pezzi di noi che improvvisamente recuperiamo. Questa è la loro canzone, una ode a ciò che è rimasto indietro, a ciò che ci ha plasmato oggi, il sospiro prima del prossimo passo.
Dopo cinque anni dall’uscita dell’omonimo album “Giudah!” (2016), il progetto elettronico trevigiano torna con un nuovo disco: “Failures”.
Un disco che ha una storia travagliata fatta di rivoluzioni interne nella formazione e del passaggio obbligato attraverso la pandemia ed i lockdown. Il risultato è un disco eterogeneo, fatto di brani molto diversi tra loro, sia per stile compositivo, che per arrangiamenti e master.
Più che un disco, il risultato è una sorta di playlist che raccoglie i lavori collezionati in questi cinque anni fatti di cambiamenti, restrizioni, desideri e ovviamente, fallimenti.
Parte dei brani è stata composta, suonata, arrangiata e registrata in collaborazione con Maurizio De Salvo e Alessio Ruggeri, mentre le restanti sono state tutte prodotte unicamente da Federico Rosada. I pezzi di Failures, passano dall’ambient al rock, dall’elettronica del disco precedente, fino alle distorsioni di chitarra. Questo disco è quindi un viaggio dentro ad un periodo che va dal 2016 al 2021, dove lo stile di Giudah! si evolve, muta, si trasforma, senza mai perdere le caratteristiche che lo contraddistinguono.