Fuori il video di “My Body is a Cage”feat. Carmelo Pipitone, il singolo di Andrea Andrillo tratto dal suo nuovo album “Bella Cantendi” (RadiciMusic Records), già in radio e disponibile in digitale e CD.
“My Body is a Cage”, originariamente degli Arcade Fire, qui è riarrangiato da Andrea Andrillo con Carmelo Pipitone, che suona la chitarra elettrica impreziosendo il tutto alla sua maniera. Un brano oscuro che canta lo smarrimento della contemporaneità, ma soprattutto il tormento del sentirsi lacerati, dal non poter essere chi si è realmente: “il mio corpo è una gabbia, che mi impedisce di ballare con chi amo. Ma la mia mente possiede le chiavi della gabbia: libera il mio spirito, libera il mio corpo!”.
Il brano è contenuto in “Bella Cantendi”, il nuovo progetto, in cui Andrillo si avvale della collaborazione del combo anarco/punk Brigata Stirner, del cantautore e autore Giacomo Deiana e del chitarrista e autore Carmelo Pipitone (già Marta sui Tubi, oggi nel pieno di una splendida carriera da solista e anche membro dei O.R.K, super band che vanta anche ex membri di King Crimson e Porcupine Tree). Questa la tracklist dell’album: “Sa noti de is Animas“, “Bella Cantendi“, “Parlami d’amore” (presente solo nel formato CD), “My Body is a Cage“, “Forse sognare“, “Morning“, “Tutto tramonta” e “Canto per te che vai“.
«Per il video di “My Body is a Cage” – dice il regista Federico Branca – ho usato un misto di digitale e analogico della vecchia scuola, per ritrarre uno spazio che fosse in qualche modo un’estensione del disagio interiore del protagonista del video, magistralmente interpretato dal rocker Joe Perrino (oltre che dallo stesso Andrillo, in versione un po’ più spettrale). I pensieri che si rincorrono nella testa del protagonista straripano nell’officina piena di oggetti e motori che lo circondano… fino ad un inaspettato gesto di pura e semplice ribellione, alla ricerca di sé.»
“Ho iniziato a cantare da ragazzo – racconta Andrea Andrillo – ho fatto parte di band che nascevano e poi morivano. Ho pensato di poter smettere sia di cantare che scrivere canzoni e l’ho fatto. Ho passato anni ad occuparmi della mia famiglia e del lavoro, per poi arrendermi a un malessere profondo che non trovata altra cura se non tornare a scrivere canzoni, condividere, cantareè stata dura ricominciare, ma non per questo è meno bello ripensare a quel primo concerto di esordio nel 2015, nella torre di un antico Nuraghe, totalmente in acustico, di fronte a un centinaio di persone…”
“E poi – prosegue Andrillo – il mio primo disco autoprodotto e altri due, a completare una trilogia. Il Premio Cervo vinto nel 2021 per “Prolagus”, considerato uno dei più bei dischi del 2020 in Sardegna… e altre decine e decine di concerti. Tante cose fatte. Ma alla base c’è sempre e solo il perché le si è fatte, il bisogno di dialogo e condivisione, il messaggio di autodeterminazione che sottende il tutto. E infine il pubblico, la gente che è venuta e viene a condividere quei momenti. Ecco sì, alla base c’è davvero il pubblico, il dialogo che si è instaurato e prosegue con sempre più persone. Senza questo, niente di tutto ciò avrebbe senso. Davvero niente.“
Andrea Andrillo ama pensare che il suo compleanno artistico risalga al Natale del 2015, allorché diede un concerto acustico all’interno della torre centrale del magnifico Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu (Oristano, Sardegna). In realtà tutto era (ri)cominciato a piccole dosi, per così dire, poco prima del 2015, con il gruppo di poesia “mobile” Matitate, in giro per strada e per luoghi inconsueti tipo botteghe di parrucchieri, vagoni della metro o cantine sociali, con l’idea di portare la poesia e la musica fra la gente.
“Atlantide prima della pioggia” (2015), è il titolo del primo disco, totalmente autoprodotto, stampato “artigianalmente”, in piena conformità allo spirito “DIY – do it yourself”, cui seguono decine di concerti un po’ ovunque. Ma è grazie a Gianni Maroccolo (già Litfiba, CCCP e CSI), per il quale Andrillo apre due date, se entra in contatto con una piccola e coraggiosa etichetta toscana, la Radici Music Records, per la quale usciranno due album, “Uomini, bestie ed eroi“, nel luglio 2018 ed “Elusive – A Soundtrack to Mark’s Diary“, nel luglio 2019, il disco è nelle classifiche iTunes dedicate ai songwriters/cantautori in Canada.
Andrillo continua a scrivere, suonare e collaborare, per il teatro scrive le musiche di commedie agrodolci di grande successo e dalle numerose repliche come “Finché LEI non ci separi” di Annaliza Zedde e Mauro Sollai, nel 2018 e – ancora per Zedde/Sollai, per “Volevo solo fermarmi a guardare il mare”, nel 2019. Dal 2022 è nata una splendida collaborazione con l’attrice bresciana Giulia Loglio, con la quale Andrillo sta portando in scena diversi testi originali suonando le sue canzoni.
Andrea Andrillo lavora anche con il pluripremiato regista cinematografico Giovanni Coda a partire dalle musiche originali del corto “Xavier“, nel 2017 e successivamente con la colonna sonora di “Mark’s Diary” nel 2018, un lungometraggio che, al pari delle altre opere di Coda, fa incetta di premi nei festival più prestigiosi in giro per il mondo. Questa collaborazione continua ancora oggi con “La sposa nel vento“, proiettato in anteprima pochi mesi fa durante il Social Justice Film Festival di Seattle, USA.
Nel novembre 2020, in piena pandemia, S’Ardmusic e Abbà Editore danno alle stampe “Pròlagus, canzoni per resistere, per non morire“, un libro-disco che si avvale della collaborazione di Fiorenzo Caterini (antropologo/storico), di Francesco Casula (studioso della lingua e della letteratura sarda e storico), di Ivo Murgia (scrittore, editore egli stesso, studioso della lingua sarda) e Pier Franco Devias (all’epoca segretario del partito indipendentista sardo Li.ber.u e già autore del testo di “Su Patriotu”, incluso nel primo disco di Andrillo). Il libro nasce attorno a spunti e suggestioni provenienti dal disco cui fa da corollario. Un disco intimista, sentito e pieno di colori; undici canzoni di cui due totalmente in spagnolo e le altre in sardo, eccezion fatta per piccole, significative, simboliche contaminazioni della lingua inglese nei testi. Nell’estate del 2021, “Prolagus, canzoni per resistere, per non morire” vince il prestigioso Premio Cervo come uno dei 5 migliori album del 2020.