Guasto cattura subito la mia attenzione con queste melodie indie elettroniche energiche e coinvolgenti. “Amsterdam” è in pratica il racconto del suo viaggio nella nota città Olandese, ma forse più che un racconto dei vari passi fatti tra le vie del centro è un resoconto delle emozioni vissute.
Emozioni pulsanti che fanno venir voglia di prendere il primo aereo e volare là. “Amsterdam” diventa la metafora di un posto in cui siamo felici, dove i problemi scorrono leggeri e ci si può lasciare andare. “Mi sono perso ad Amsterdam” mi piace come metafora della voglia di trovare un nuovo se stesso, di rinascere un po’ dalle proprie ceneri.
Voto dieci più per questo brano che è una bomba! Guasto ti fa ballare e dimenticare i problemi.
“Mi perdo continuamente: Negli occhi di una donna che non conosco. Mi metto lì, ad osservarla, quasi imbambolato e cerco di immaginare la sua vita, le sue passioni, i suoi amori andati a male.
Chissà dove andranno a finire quelli, una volta scaduti: nell’indifferenziata, cioè <nella pattumiera dell’indifferenza> o forse nell’umido? Boh.
Mi perdo spesso e volentieri tra i miei pensieri, magari camminando, mentre ascolto la mia musica preferita.
Amo perdermi nelle strade, nei vicoli di una città che non è la mia, E nello stesso tempo avere come l’impressione di esserci già stato. Perdersi è l’unica maniera per ritrovarsi davvero. Allontanarsi e guardarsi da lontano ci permette di vedere meglio chi siamo”, racconta Guasto.