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Iscience en concert au Phare des Mamelles le 27 juin 2019. ©Sylvain Cherkaoui

Intervista agli I Science: scopriamo il singolo Dieuf Dieul

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  • Benvenuti su MyChance.it, oggi siamo in compagnia di I-Science, un gruppo molto particolare con una bella storia, ci raccontate com’è nata la vostra storia musicale?

 

Ciao amici! Innanzi tutto: grazie per l’invito! Io sono Corinna, la cantante e capitano di bordo della ciurma di pirati assetati di libertà che si chiama I-SCIENCE. Il gruppo è nato nel lontano 2008 quando con degli amici ci siam detti : “e se creassimo una band ?”. Da quel giorno a oggi ne è passata di acqua sotto il vascello, alcuni membri sono andati a scoprire nuovi orizzonti, altri pirati si sono aggiunti al viaggio e abbiamo continuato a vagare sui mari della musica alla ricerca di noi stessi, di libertà, di scambio e significato. Alla base avevamo giusto voglia di comporre, creare spettacoli live  e condividere messaggi positivi con il pubblico e altri musicisti attraverso il mondo. Eravamo pischelli. Mano a mano ci siamo resi conto di quanto questa avventura fosse molto più profonda e ricca di significato di quanto credessimo. Componendo, cazzeggiando, bisticciando, crescendo assieme ad altre persone, alla ciurma, in poche parole confrontandosi agli altri ci si confronta con se stessi. E lì sorge la grande domanda : chi siamo realmente? Come facciamo a mantenere delle relazioni umane degne di questo nome, rispettose, come facciamo a dare un contributo positivo alla società nella quale viviamo? Ponendosi queste domande inevitabilmente l’obiettivo del gruppo cambia e comincia a diventare una visione del mondo che vogliamo portare avanti. Ragione per la quale abbiamo deciso di diventare dei pirati: i pirati erano i primi a parlare di eguaglianza e a rimettere in questione l’ordine prestabilito. Oggi sventoliamo la nostra bandiera utilizzando il linguaggio universale della musica per comunicare alle persone di osare conoscersi ed essere realmente loro stesse. I-Science è una storia che si scrive in continuazione e cambia secondo le maree, una storia di scoperta, di risate, lacrime e libertà.

 

  • Essendo un gruppo che rappresenta diversi paesi, come connettete le diverse culture? Si può dire che la musica sia il punto in comune?

 

La musica e di sicuro un linguaggio universale che crea ponti e permette di capirsi al di là delle parole. Avendo viaggiato un bel po’ mi sono resa conto che effettivamente la musica aiuta tantissimo nel creare legami e nel trovare punti comuni, ma non penso che sia l’unico punto comune. Il vero punto comune penso nasca dalla coscienza di quanto importanti siano le differenze tra popoli ed individui. La si potrebbe chiamare permacultura umana. Se osserviamo la natura, sappiamo che un suolo fertile e un suolo che contiene svariate specie di piante : alcune lo nutrono in azoto, altre allontanano i parassiti e così via…la ricchezza di un ecosistema e data dalla sua diversità. Lo stesso principio vale per gli esseri umani : abbiamo bisogno delle nostre diversità, perché sono complementari e ci permettono di evolvere. Tutte le persone che hanno una visione della vita, un vissuto diversi dal mio inevitabilmente mi insegneranno qualcosa che ancora non so, mi permetteranno di uscire dalla mia bolla personale di realtà e quindi mi permetteranno di acquisire una visione un po’ più globale della vita, mi permetteranno quindi di crescere in quanto individuo. La rimessa in questione costante e importante per evolvere e questa rimessa in questione avviene molto più facilmente quanto ci si confronta a persone e culture diverse dalla propria. 

Iscience in concerto.
©Sylvain Cherkaouioi
  • Parliamo di Dieuf Dieul, ci spiegate di cosa tratta?

 

Alla base Dieuf Dieul e un brano creato per incoraggiare tutte quelle persone che lavorano sodo ogni giorno, spesso con dei lavori umili e degni, mantenendo però un sogno nel cassetto – fare musica, viaggiare, scoprire… – e che ogni giorno lottano nella speranza di realizzare i propri sogni. Nello stesso tempo e un brano con un doppio messaggio sociale : grazie agli sforzi dati e all’unione di questi sforzi assieme possiamo creare grandi cose; c’e’ anche la sensibilizzazione – attraverso le immagini del clip – al grosso problema della privatizzazione del litorale senegalese, che sta effettivamente impedendo l’accesso al mare e a luoghi naturali, che dovrebbero appartenere a tutta la popolazione. Grazie a questo brano il nostro obiettivo e di ricordare alle persone la forza data dall’unione degli sforzi individuali e dell’importanza di proteggere le ricchezze del paese, la nostra natura, affinché tutti possano averne l’accesso e non solo un pugno di persone facoltose che se lo accaparrano negandone l’accesso agli altri. Per farla breve questo brano e una strizzata d’occhio alle lotte sociali, vecchie come il mondo ma ahimè ancora di grande attualità. 

 

  • Come avviene il processo di scrittura dei brani?

 

Tutto lavoro di squadra! La maggior parte del tempo componiamo insieme grazie a delle jam session. Registriamo la maggior parte delle nostre jam, le riascoltiamo e cerchiamo spunti interessanti che poi rilavoriamo piu in profondita. Quando abbiamo una prima struttura di base ci divertiamo a trovare variazioni diverse e a portare il brano altrove, come in un viaggio, appunto. Componiamo dei “blocchi” di 8 misure per esempio, che poi incastriamo assieme, come un gioco di Lego. Siamo appassionati di brani evolutivi e lunghiiiiiiissimi!!! A volte collaboriamo anche con altri amici compositori che ci propongono tracce programmate che rielaboriamo poi con la band e condiamo con le nostre spezie I-Scientifiche. Una parte delle tracce del secondo album le ha composte un antico membro del gruppo, Ibaaku, che è poi partito su una navetta spaziale per un nuovo progetto di elektro-fusion mista a ritmi locali del Senegal. Altre volte può capitare che mi venga una melodia in testa (mi è successo anche di sognarle e dovermi svegliare per registrare l’idea) o un testo che comunico alla ciurma (che mi sfotte per mezz’ora e poi accetta di lavorarci su). La composizione è la parte più bella del lavoro, perché la più spontanea, e l’improvvisazione fa parte integrante del nostro approccio. Spesso nei concerti lunghi infatti abbiamo le “pause impro” dove chiediamo al pubblico di comunicarci sentimenti azioni o altro e noi li mettiamo in musica. La scrittura dei testi la faccio predominantemente io, ma collaboro spesso con Abo (il bassista, nonché vice-capitano), che mi corregge e da idee per i testi in Wolof. Siamo completamente auto-prodotti e quindi per le registrazioni noleggiamo uno studio per registrare i brani in live. I mix li fa un mio carissimo zio adottivo e mentore, Daddy Djezy, jazzman congolese con 40 anni di esperienza musicale. Tutto ciò per dire che la musica da pirati la fanno tutti i pirati assieme…15 uomini, 15 uomini, sulla cassa del mortooo ohohohooo…

 

  • Come vedete il vostro percorso tra qualche anno?

 

Fra qualche anno vorremmo essere il più liberi possibile: poter viaggiare,idealmente grazie alla musica, condividere con altre persone, scoprire nuove culture, nuove conoscenze e continuare a crescere umanamente. Vorremmo anche poter portare gioia e speranza nel cuore delle persone che incrociamo e/o che ci ascoltano. Vorremmo poter ispirare il maggior numero possibile di persone ad essere profondamente loro stesse e ad essere libere di vivere la vita che hanno scelto, e non quella che altri possono aver scelto per loro. In poche parole: vogliamo poter vivere la vita appieno! Un saggio diceva che si comincia ad invecchiare quando si smette di crescere, ecco, noi vogliamo continuare a crescere fino alla fine dei nostri giorni, coltivando ogni giorno la curiosità rispetto alla vita e continuando a creare arte e nuove visioni di vita.  

 

 

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