Milano, nei pressi della stazione ferroviaria di Rogoredo, vicino al famigerato “boschetto”, tristemente noto alle forze dell’ordine come quartiere di spaccio della droga, viene trovato il cadavere di un senza tetto morto per assideramento. Uno tra i tanti uomini ombra che ogni giorno affollano silenziosamente le città ma, in questo caso, qualcosa non quadra: il clochard sembra avere due identità. La foto che appare nel documento ritrovato all’interno della giacca del defunto appartiene a un certo Andrea Lorchi, pilota di velivoli da turismo dato per disperso vent’anni prima in un tragico incidente in cui ha perso la vita Alberto Castrovillari (manager di alcuni dei nomi più noti del mondo dello spettacolo) mentre il nome che appare nel documento è di Charles Martin, cittadino francese.
L’indagine, per competenza territoriale, appartiene al commissariato Mecenate (in capo al Dottor De Marchi) ma su quello strano incidente aereo sul quale non si è fatta ancora chiarezza (e nel quale non si configura nessun reato), nessuno ha tempo di occuparsene. La Questura di Lodi deve dare il suo contributo.
Riorganizzare il lavoro e le idee non è facile per la squadra composta dall’ispettrice Luce Frambelli, Fabrizio Calligaris (suo collega) e l’ispettore capo Pasquale Campiglio, soprattutto dopo la drammatica morte per suicidio del Vice Questore Paolo Binaschi, avvenuta solo poche settimane prima. Il Dottor Rossano Bentivoglio (che proviene proprio dal commissariato Mecenate) lo ha appena sostituito e di lui nessuno conosce ancora metodi e tantomeno vita privata. Difficile capire come rapportarsi. A questo si aggiungono i difficili rapporti tra la Frambelli e Calligaris. Il collega, infatti, invano ha atteso fiducioso che Luce gli aprisse il suo cuore per lasciarsi definitivamente alle spalle la storia finita male con Davide, il suo ex, e l’infatuazione per Angelo, scrittore dal passato turbolento e dal presente fascinoso. Lei lo ha sempre trattato con freddezza ma fortunatamente oggi c’è un sorriso più dolce che sta intrigando Fabrizio.
Il difetto peggiore di Frambe’ (questo è il nomignolo con cui la chiamano i colleghi) è l’orgoglio, ma anche la convinzione di poter fare tutto da sola. La verità va cercata a tutti i costi e la paura che il nuovo Vice Questore non condivida il suo intuito, la fa agire spesso da sola. E questo non va bene, nè per la sua sicurezza, nè nel rapporto con i suoi colleghi. Si troverà così a condurre indagini “parallele” fino al punto in cui si renderà conto di non poterlo più fare e dovrà decidere come uscirne. Il mistero si fa via via sempre più fitto e quello che Bentivoglio stesso definisce come un “cold case”, che risulta così più come un dovere, diventerà sempre più un “hot case”.
Il romanzo conduce su binari diversi, non solo per il mistero di una morte ancora tutta da chiarire e che risulterà sempre più complesso e intrigante, ma anche per un altro mistero non risolto che coinvolge Luce in prima persona e riguarda la sua sfera privata e le sue origini. Angelo vuole esserle vicino e cercherà di aiutarla come può ma certe situazioni devono essere portate avanti senza distrazioni.
Il giallo avrà una soluzione, gli intrighi saranno svelati ma, alla fine della lettura, rimarrà la curiosità e la voglia di attendere i nuovi sviluppi che, inevitabilmente, devono ancora trovare risposte. Chissà che non siano svelate nel prossimo libro dell’autrice.
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