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Recensione: “Right/Wrong/Place/Time” dei Godzillasexbike

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L’album Right/Wrong/Place/Time dei Godzillasexbike è un’opera poliedrica che sorprende per la sua capacità di muoversi con disinvoltura tra generi, emozioni e prospettive. Non si tratta solo di una raccolta di brani: è un dialogo aperto tra la band e l’ascoltatore, un viaggio che esplora il delicato equilibrio tra posto, tempo e stato d’animo, invitandoci a riflettere sulla relatività di ciò che consideriamo “giusto” o “sbagliato”. La collaborazione con la European Recording Orchestra di Sofia arricchisce il progetto con una teatralità orchestrale che non è mai di troppo, ma si intreccia perfettamente con l’energia del sestetto brianzolo.

L’apertura dell’album, con l’intro Right/Wrong, è affidata interamente all’orchestra, che accoglie l’ascoltatore con un valzer elegante, quasi ipnotico, scritto dal bassista Marius Arcioni. È un preludio che disorienta piacevolmente, suggerendo che ci si sta per immergere in un’esperienza fuori dal comune. L’orchestra ritorna in più momenti nel corso del disco, fungendo da filo conduttore emotivo che lega brani dalle sonorità apparentemente contrastanti.

La prima traccia vera e propria, Sophia, colpisce per la sua immediatezza e profondità. È una canzone che parla di nostalgia e rimpianto, ma senza cedere alla malinconia fine a sé stessa. La voce di Gloria si innalza con forza, mentre il tema di un’occasione mancata – il classico “right place, wrong time” – si scontra con un finale che lascia spazio alla speranza. L’orchestra amplifica il crescendo emotivo, trasformando una canzone già potente in un’esperienza catartica.

A seguire, Lullaby cambia completamente registro, esplorando il tema della vulnerabilità in un mondo instabile. Gloria si prende la scena come voce principale, supportata da chitarre eteree e distorsioni che creano un’atmosfera onirica e disturbante. È uno di quei pezzi che riesce a essere al contempo delicato e brutale, un equilibrio che i Godzillasexbike padroneggiano con maestria.

La transizione verso Signs of Life è un tuffo nella resilienza emotiva. Scritto durante i lockdown, il brano conserva un’urgenza palpabile, frutto di registrazioni artigianali che mantengono una crudezza autentica. L’intervento orchestrale si fonde con un potente assolo di synth, creando un crescendo che esplode in un grido liberatorio contro le paure che ci paralizzano.

Con Love Me So, la band si concede un momento di respiro. Questo brano, l’ultimo scritto per il disco, adotta sonorità più leggere e strizza l’occhio all’indie rock. Il testo, però, non è superficiale: esplora la solitudine come parte inevitabile e spesso necessaria della condizione umana. È una canzone che, nonostante la sua apparente leggerezza, si insinua nella mente e invita a riflettere.

L’oscurità torna prepotente con Borderline, un brano che affronta il tema dello smarrimento con una strumentale pesante e distorta. La canzone si evolve da un’introduzione scarna e folk a un’esplosione di chitarre e voci intense, rappresentando una lotta interiore che culmina in un atto di autoaffermazione. È uno dei momenti più “dark” del disco, un’esperienza che scuote e affascina.

L’energia cambia ancora con Everything to Lose, un pezzo che incarna l’anima più rock della band. Qui i Godzillasexbike mostrano i muscoli con riff potenti e un arrangiamento meticoloso che esalta le loro capacità tecniche. Il testo, che esplora il conflitto tra il desiderio e la paura di perdere ciò che si ama, si sposa perfettamente con la potenza sonora.

Il passato torna a bussare con Wishes (The Birthday Song), una traccia che trae ispirazione dal radio-rock degli anni ’90. È un brano diretto, quasi crudo, che affronta temi di attesa e delusione senza perdere di vista una nota di resilienza. Nonostante le sue origini remote – scritto durante il lockdown – il pezzo riesce a comunicare un’intimità disarmante.

The Rain si inserisce come un pugno emotivo nel mezzo del disco, esplorando il disorientamento che si prova quando si è nel posto giusto, ma non ci si sente a casa. Le influenze grunge si mescolano con una batteria prepotente e voci graffianti, creando una tensione che non si risolve mai completamente, lasciando l’ascoltatore con un senso di inquietudine.

E poi arriva Jenny, un brano che affronta un tema delicato come la violenza sulle donne con una combinazione di punk graffiante e liriche metaforiche. La prima metà è veloce e rumorosa, quasi a mascherare l’orrore, mentre la seconda parte – dominata dall’orchestra – si trasforma in una fuga onirica verso la speranza e la liberazione.

Il disco si chiude con Place/Time, una traccia registrata in presa diretta che cattura la vulnerabilità del momento. È un finale intimo, quasi sussurrato, che invita a fermarsi e riflettere su ciò che è stato ascoltato.

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Recensione: “Right/Wrong/Place/Time” dei Godzillasexbike

I Godzillasexbike nascono per caso in Brianza, la classica storia di 6 ragazzi che si conoscono dai tempi del liceo e che iniziano per un motivo o per l’altro a suonare insieme.

Cominciano da subito a scrivere musica, e in poco tempo le canzoni si trasformano da una semplice raccolta di accordi a veri e propri diari di crescita personale attraverso i dolori della prima età adulta. Nel 2019 la band pubblica Barely See The Sun, il loro primo EP, che mostra tutta l’energia, i sentimenti, la rabbia e la grazia sviluppati negli anni e cuciti con cura nelle loro canzoni.

Dopo un 2020 silenzioso, la band torna sul palco e in studio, autoproducendo il singolo Promises Worth To Be Kept e l’EP live Live in Lo-Fi.

Nel 2023, dopo un piccolo cambio di formazione, i GSB iniziano le registrazioni del loro album di debutto, Right/Wrong/Place/Time, registrato allo Studio 2 di Padova e mixato allo studio Orion di Solaro (MI), che comprende, in 4 brani, la collaborazione con la European recording Orchestra di Sofia, Bulgaria.

Nel 2024 la band si concentra sui mix del disco, facendo qualche data di riscaldamento per prepararsi alla pubblicazione dell’album prevista per l’autunno.

I GODZILLASEXBIKE sono Tommaso Benedetti (voce e chitarre), Gloria Crudo (voce), Stefano Caroli (chitarre), Marius Arcioni (basso, tastiere), Mirco de Pascale (tastiere) e Matteo Cremoli (batteria).

Carolin Albertazzi

Carolin Albertazzi