Tira mòlla e messèda
di Paola Varalli
Tira mòlla e messèda… che titolo bizzarro per un giallo! È questo il primo pensiero che viene alla mente quando si vede questo libro. Questa espressione dialettale milanese ha un significato simile a “gira che ti rigira”, intendendo perdere tempo, girarci intorno. Ed è proprio “girandoci intorno” che il virile gommista Mario e l’idraulico Pino, aiutati da Eddy la buttafuori e Viliam il barista, risolveranno l’enigma di un’audiocassetta misteriosa e incomprensibile, recapitata in forma anonima.
Fa da sfondo a questo romanzo una Milano anni ’80, il quartiere del Borgh di Ortolan (zona Sarpi) e un bar sui generis, dove i nostri stravaganti investigatori si concedono innumerevoli “biciclette”, aperitivo d’antan, mentre cercano di fare chiarezza sugli eventi e salvare una persona in pericolo.
La loro zona di azione, via Piero della Francesca, via Canonica, Paolo Sarpi e dintorni nell’Ottocento era tutta campagna. C’erano orti e cascine e si coltivava verdura e frutta: un vero e proprio borgo, il Borgh di scigulatt, ovvero dei coltivatori di cipolle poi rinominato, per estensione, Borgh di Ortolan. Pino e Marietto, ficcanaso di professione, sguazzavano dunque in quell’area una volta verde e ora costellata di bar, ristoranti e pelletterie cinesi.